Galileo Galilei - Prestigio numero 1 -

Le tazzine ipnotizzate

Prestigio n° 1 – Le tazzine ipnotizzate -
nota: il testo in neretto è lo “sfondo integratore” di questo racconto e quindi non ha nessuna valenza storica. Il testo in nero è affidabile sia dal punto di vista scientifico che storico.





Nel 1581 Galileo era alla ricerca di un numero che gli permettesse di eseguire un trucco di magia telepatica visibile ad un vasto pubblico. Aveva quindi bisogno di qualcosa che si vedesse da lontano;  osservando il movimento di un lampadario nel Duomo di Pisa pensò tra se e sé: “Orca peppa, una cosa così mi servirebbe...”


...E osserva che ti ri-osserva Galileo si accorse che la durata di oscillazione di un pendolo è indipendente dalla sua ampiezza, fenomeno detto "isocronismo" del pendolo, e cercò di trovare le relazioni tra la lunghezza, il peso del pendolo e la sua durata di oscillazione.
Fece molti esperimenti sino a che non riuscì a capire  che la durata di ogni oscillazione di un pendolo semplice (cioè una massa attaccata tramite un filo ad un supporto fisso) è indipendente dall’ampiezza dell’oscillazione, purché l’ampiezza angolare sia piccola, ossia in pratica finché l’angolo massimo che il filo forma con la verticale non supera qualche grado, cioè sia inferiore a 10°.
Quando il pendolo viene allontanato dalla posizione verticale e poi lasciato andare inizia ad oscillare perché la forza di gravità, agendo sulla massa appesa al filo, la richiama verso la posizione verticale del filo.
Il moto di un pendolo semplice, nell'ipotesi di piccole oscillazioni, è armonico con periodo indipendente dalla massa oscillante e dall'ampiezza delle oscillazioni. Quindi tutte le oscillazioni di un pendolo semplice hanno la stesa durata.




Galileo quindi progettò un gioco di prestigio che chiamò “Le tazzine ipnotizzate”.
Gli appunti originali di questo esperimento/gioco di prestigio erano andati perduti, ma noi, con l'ausilio di valenti ricercatori, ne abbiamo recuperato una copia conforme all'originale.

La magia parte proprio dal pendolo, anzi, da 2 tazzine che faranno da pendoli e che verranno “ipnotizzate” da un volontario/a che interpreterà lo scienziato pisano.

Set up
Per la riuscita dell'esperimento è richiesta precisione e accurate misurazioni (caratteristiche del metodo scientifico). Vi serviranno:
- 2 sedie con spalliera alta
- 2 tazzine da caffè
- alcuni metri di spago
- un metro per misurare lo spago
- un paio di forbici

Dovrete annodare lo spago alle sedie come indicato in figura, rispettando esattamente le misure indicate, solo così l'esperimento riuscirà alla perfezione.

Come presentare l'esperimento
Una volta preparate le tazzine racconterete al vostro pubblico che voi, Galileo, siete stati sempre dei grandi bevitori di caffè...E durante i vostri studi avete scoperto che bere caffè conferisce ad alcune persone magici poteri...Quali? “...Beh, il più noto è quello dei poteri ipnotici: infatti chi beve caffè è in grado di ipnotizzare tutti gli oggetti legati al caffè. Chicchi di caffè, obbedienti ad ogni comando, zollette di zucchero che eseguono compiti impossibili e anche tazzine, si, come quelle che vedete appese qui. Bene, inizierò a far oscillare una tazzina, mentre l'altra rimane ferma e poi, dopo un certo periodo, con i miei poteri ipnotici fermerò la tazzina oscillate e inizierò a far oscillare quella ferma: senza toccarla, solo con l'aiuto dei miei poteri ipnotici. Via!”  E farà partire una moderata oscillazione di una delle tazzine. Il resto del gioco di prestigio è pura simulazione, perché ad un certo punto, indipendentemente dai poteri ipnotici, una tazzina rallenterà sino a fermarsi, mentre l'altra inizierà ad oscillare; starà all'abilità dell'attore cogliere i due momenti accompagnandoli con una buona mimica.

Come funziona?
Quindi, Galileo aveva chiaramente imparato ad utilizzare le onde cerebrali per ipnotizzare tazzine da caffè? Beh ... no.  Quello che si è verificato è il moto simpatico di due pendoli. Nel momento in cui si tira indietro uno dei due pendoli, si noterà che si sta anche tirando indietro la corda che collega i due pendoli stessi. Il movimento della stringa di collegamento, lentamente, comincia a trasferire energia dal pendolo in moto a quello  inizialmente fermo fino a quando i due pendoli non presenteranno uguale energia. L'energia continua a trasferirsi dal primo pendolo oscillante a quello fermo fino a quando il primo non si è completamente fermato, e il processo, a quel punto, può ricominciare da capo. Beh... è scienza...applicata alla magia...