Cosa facciamo? Qual'è la nostra attività e quali implicazioni comporta? Ce lo spiega Rossella, una nostra cara amica che, osservandoci per mesi, ha prodotto questa relazione ad uso e consumo di tutti coloro che ci chiedono:"ma voi, esattamente, che lavoro fate?"
I laboratori didattici di Roby e Manu dal punto di vista di una TNPEE
Nel periodo in cui ho seguito i corsi all’università per diventare terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, le attività con Roby e Manu mi hanno permesso di osservare bambini con sviluppo tipico giocare ed applicarsi in laboratori didattico creativi.
Ho imparato molto, sia sulle modalità di conduzione, sia sulle abilità dei partecipanti e sulle loro difficoltà.
I laboratori di Manu e Roby coprono un arco temporale che va dalla scuola dell’infanzia alla scuola media e sono laboratori inclusivi, poiché a ciascun bambino è sempre garantito l’aiuto necessario per portare a termine gli esperimenti.
Hanno sviluppato anche un progetto specifico per i bambini plusdotati, con attività orientate a rendere concrete le loro abilità intellettive particolarmente sviluppate.
Inoltre stanno iniziando a portare avanti anche attività con gli adulti per attività di “Smonting” e di training di gruppo, di cui non ci occupiamo qui in specifico.
Tutte le loro proposte si svolgono in gruppo, con la specifica condizione che ogni bambino è chiamato a realizzare il proprio oggetto e/o a sperimentare in prima persona il suo utilizzo.
La struttura degli incontri
Gli incontri sono strutturati in cicli, la cui durata è concordata prima dell’inizio dell’attività.
Ogni incontro (c.a. 1, 30 h) è generalmente dedicato ad un progetto, con l’eccezione dei campi estivi in cui il progetto è pensato per essere realizzato nell’arco di una settimana di attività.
Prima dell’inizio dell’attività di laboratorio vi è sempre un momento introduttivo di gruppo in cui le persone si raccontano; segue la spiegazione dell’attività del giorno, che coniuga sempre la motricità fine con gli aspetti cognitivi (memoria, attenzione e funzioni esecutive in particolare).
Nella parte centrale i ragazzi lavorano, aiutati dagli adulti, per portare a termine la consegna.
Negli ultimi 5 minuti si mette in ordine e si confezionano i lavori, prima di andare a casa.
Le modalità di conduzione
Le modalità di conduzione sono sempre adattate all’età e alle caratteristiche del gruppo; tuttavia si possono individuare alcuni elementi comuni:
• La conduzione è il più possibile semidirettiva. La parte direttiva concerne la descrizione delle attività da svolgere, e le modalità di utilizzo degli attrezzi e dei materiali. Per il resto i conduttori aprono spesso un dialogo sui ragazzi per far emergere da loro delle ipotesi su come realizzare l’attività pratica dopo averla mostrata, su quale possa essere la sequenza corretta di attività e come sia possibile la riuscita dell’esperimento. Quest’ultimo punto consente di riflettere assieme sui principi della chimica, della biologia e della fisica che sono alla base degli esperimenti. Durante la realizzazione dell’oggetto/esperimento R&M mantengono un ruolo di supervisione per essere certi che i ragazzi svolgano il lavoro in sicurezza.
• La didattica è orientata a creare collegamenti concettuali tra le diverse discipline. Sebbene vi sia un tema “fondante” ciascun incontro, l’approccio didattico tende sempre a favorire collegamenti interdisciplinari, utilizzando una struttura “a rete policentrica”.
- La facilitazione del compito è attuata solo quando il bambino ha davvero provato a mettere in campo tutte le sue risorse. L’adulto interviene in aiuto del bambino solo dopo aver dato tutta una serie di indizi ed aiuti indiretti per permettergli di portare a termine il compito in autonomia. In questo modo si facilita l’acquisizione di autostima e autodeterminazione da parte del bambino, che conferma pian piano le sue possibilità di dare forma al suo mondo.
- L’uso della comunicazione non verbale, attraverso la voce, la gestualità e l’espressione teatrale nel racconto delle tematiche scientifiche, permette di facilitare il mantenimento dell’attenzione selettiva sul compito anche per i bambini meno maturi.
- La comunicazione che la scienza è sperimentazione e che sperimentando è naturale sbagliare rende possibile imparare anche dagli errori che si commettono in laboratorio. Quindi gli sbagli di qualcuno vengono condivisi come materiale prezioso di apprendimento con gli altri partecipanti; in questo modo si instaura un ambiente collaborativo, senza la competizione che potrebbe derivare dal confronto tra i risultati ottenuti da ciascuno.
- E’ sempre premiata l’originalità, intesa come aderenza alla propria intenzione, piuttosto che la mera bellezza estetica del lavoro. Ai bambini viene insegnato che se a loro piace, allora va bene.
Gli elementi di potenziamento neuropsicomotorio
Le attività proposte richiedono competenze psicomotorie (spazio, tempo, schema corporeo e prassie) e cognitive/neuropsicologiche (attenzione, memoria, f.ni esecutive) nelle norma oltre ad una discreta manualità fine; è facilitante una discreta capacità di adattamento posturale, nell’utilizzo dei macchinari e per trovare il proprio spazio di lavoro. Meno rilevanti le abilità in motricità di spostamento e le abilità di rappresentazione grafica. Dal punto di vista relazionale deve esserci interesse nel coinvolgimento con l’altro e capacità di comprensione del linguaggio verbale (orale o scritto) nella norma.
I lavori possono essere molto ben collocati in ambito preventivo, per quei bambini che pur restando nella norma, possono presentare elementi di vulnerabilità legati ad esempio ad un contesto ambientale e culturale povero o deprivato e a lievi difficoltà personali che pur non inficiando le normali attività di tutti i giorni, possono determinare un senso di inadeguatezza con conseguenti vissuti emotivi negativi.
La prima parte della seduta, nella fase di discussione e presentazione dell’esperimento, coinvolge maggiormente gli aspetti cognitivi e neuropsicologici:
• L’attenzione condivisa e selettiva è favorita dalle modalità didattiche.
• La presentazione dell’esperimento a partire da osservazioni concrete della realtà segue il naturale sviluppo dell’individuo nell’infanzia.
• E’ utilizzata la tecnica del brainstorming per far emergere dal gruppo idee sulle possibili soluzioni per arrivare ad un obiettivo sperimentale prefissato.
• È utilizzata la tecnica del problem solving per definire i passaggi necessari per portare a termine il compito.
• È sostenuta la pianificazione attraverso la descrizione puntuale dei passaggi da svolgere, dei materiali da utilizzare e delle cautele necessarie per realizzare correttamente l’attività.
L’attività di motricità fine, in cui si realizza l’oggetto o l’esperimento, è sostenuta attraverso:
• La presentazione dell’oggetto finito che permette di lavorare producendo una copia da modello.
• L'esemplificazione dell’attività da parte di un adulto prima di iniziare.
• Il sostegno durante lo svolgimento delle attività; in particolare i bambini sono aiutati nelle parti più complesse per imparare ad utilizzare correttamente materiali e protezioni, ad assumere posture di lavoro corrette e un adeguata regolazione tonica.
Per i bambini più in difficoltà nel portare un proprio progetto grafico in stanza, sono sempre forniti degli esempi da riprodurre, per quelli più fantasiosi invece rimane la possibilità di rifinire i lavori in modo autonomo.
Esempio di attività sull’equilibrio. I bambini lavorano per tagliare i pezzetti di legno e costruire una palizzata che è la casa di un piccolo castoro. Chi riuscirà a togliere ad uno ad uno i pezzetti della palizzata senza far cadere il castoro… avrà vinto!
Concetti: equilibrio, biologia (castoro e palizzata), pianificazione e rappresentazione mentale (se tolgo un pezzo, quale altro pezzo si muoverà?)
Lavoro sugli aggiustamenti posturali del bambino, regolazione tonica, uso del respiro per facilitare l’attività.
In questa specifica attività sono state inoltre state date informazioni sugli utensili da taglio giapponesi che sono stati selezionati e sulle specifiche caratteristiche della tradizione orientale, per favorire un approccio multidisciplinare al lavoro.
Un momento di narrazione e confronto sull’attività che raccoglie i bambini del campo con gli ex allievi che spesso passano a salutare e a dare supporto ai laboratori.
Supporto nelle rifiniture: per i più piccoli c’è sempre un aiuto disponibile, decidendo assieme cosa non ha funzionato e come vogliamo risistemarlo.
Apprendimento per prove ed errori. Lavoro di “Smonting” apriamo oggetti elettronici per comprenderne il funzionamento, il collegamento tra le parti e le possibilità di riuso.
L’osservazione dei risultati e la definizione condivisa delle azioni seguenti necessarie per andare avanti nel lavoro consente anche ai più piccoli di portare avanti in autonomia i propri lavori.
E c’è sempre uno spazio espressivo garantito ai più creativi che sono capaci di immaginare un loro modo personale di decorare gli spazi e i lavori.
I laboratori didattici di Roby e Manu dal punto di vista di una TNPEE
Nel periodo in cui ho seguito i corsi all’università per diventare terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, le attività con Roby e Manu mi hanno permesso di osservare bambini con sviluppo tipico giocare ed applicarsi in laboratori didattico creativi.
Ho imparato molto, sia sulle modalità di conduzione, sia sulle abilità dei partecipanti e sulle loro difficoltà.
I laboratori di Manu e Roby coprono un arco temporale che va dalla scuola dell’infanzia alla scuola media e sono laboratori inclusivi, poiché a ciascun bambino è sempre garantito l’aiuto necessario per portare a termine gli esperimenti.
Hanno sviluppato anche un progetto specifico per i bambini plusdotati, con attività orientate a rendere concrete le loro abilità intellettive particolarmente sviluppate.
Inoltre stanno iniziando a portare avanti anche attività con gli adulti per attività di “Smonting” e di training di gruppo, di cui non ci occupiamo qui in specifico.
Tutte le loro proposte si svolgono in gruppo, con la specifica condizione che ogni bambino è chiamato a realizzare il proprio oggetto e/o a sperimentare in prima persona il suo utilizzo.
La struttura degli incontri
Gli incontri sono strutturati in cicli, la cui durata è concordata prima dell’inizio dell’attività.
Ogni incontro (c.a. 1, 30 h) è generalmente dedicato ad un progetto, con l’eccezione dei campi estivi in cui il progetto è pensato per essere realizzato nell’arco di una settimana di attività.
Prima dell’inizio dell’attività di laboratorio vi è sempre un momento introduttivo di gruppo in cui le persone si raccontano; segue la spiegazione dell’attività del giorno, che coniuga sempre la motricità fine con gli aspetti cognitivi (memoria, attenzione e funzioni esecutive in particolare).
Nella parte centrale i ragazzi lavorano, aiutati dagli adulti, per portare a termine la consegna.
Negli ultimi 5 minuti si mette in ordine e si confezionano i lavori, prima di andare a casa.
Le modalità di conduzione
Le modalità di conduzione sono sempre adattate all’età e alle caratteristiche del gruppo; tuttavia si possono individuare alcuni elementi comuni:
• La conduzione è il più possibile semidirettiva. La parte direttiva concerne la descrizione delle attività da svolgere, e le modalità di utilizzo degli attrezzi e dei materiali. Per il resto i conduttori aprono spesso un dialogo sui ragazzi per far emergere da loro delle ipotesi su come realizzare l’attività pratica dopo averla mostrata, su quale possa essere la sequenza corretta di attività e come sia possibile la riuscita dell’esperimento. Quest’ultimo punto consente di riflettere assieme sui principi della chimica, della biologia e della fisica che sono alla base degli esperimenti. Durante la realizzazione dell’oggetto/esperimento R&M mantengono un ruolo di supervisione per essere certi che i ragazzi svolgano il lavoro in sicurezza.
• La didattica è orientata a creare collegamenti concettuali tra le diverse discipline. Sebbene vi sia un tema “fondante” ciascun incontro, l’approccio didattico tende sempre a favorire collegamenti interdisciplinari, utilizzando una struttura “a rete policentrica”.
- La facilitazione del compito è attuata solo quando il bambino ha davvero provato a mettere in campo tutte le sue risorse. L’adulto interviene in aiuto del bambino solo dopo aver dato tutta una serie di indizi ed aiuti indiretti per permettergli di portare a termine il compito in autonomia. In questo modo si facilita l’acquisizione di autostima e autodeterminazione da parte del bambino, che conferma pian piano le sue possibilità di dare forma al suo mondo.
- L’uso della comunicazione non verbale, attraverso la voce, la gestualità e l’espressione teatrale nel racconto delle tematiche scientifiche, permette di facilitare il mantenimento dell’attenzione selettiva sul compito anche per i bambini meno maturi.
- La comunicazione che la scienza è sperimentazione e che sperimentando è naturale sbagliare rende possibile imparare anche dagli errori che si commettono in laboratorio. Quindi gli sbagli di qualcuno vengono condivisi come materiale prezioso di apprendimento con gli altri partecipanti; in questo modo si instaura un ambiente collaborativo, senza la competizione che potrebbe derivare dal confronto tra i risultati ottenuti da ciascuno.
- E’ sempre premiata l’originalità, intesa come aderenza alla propria intenzione, piuttosto che la mera bellezza estetica del lavoro. Ai bambini viene insegnato che se a loro piace, allora va bene.
Gli elementi di potenziamento neuropsicomotorio
Le attività proposte richiedono competenze psicomotorie (spazio, tempo, schema corporeo e prassie) e cognitive/neuropsicologiche (attenzione, memoria, f.ni esecutive) nelle norma oltre ad una discreta manualità fine; è facilitante una discreta capacità di adattamento posturale, nell’utilizzo dei macchinari e per trovare il proprio spazio di lavoro. Meno rilevanti le abilità in motricità di spostamento e le abilità di rappresentazione grafica. Dal punto di vista relazionale deve esserci interesse nel coinvolgimento con l’altro e capacità di comprensione del linguaggio verbale (orale o scritto) nella norma.
I lavori possono essere molto ben collocati in ambito preventivo, per quei bambini che pur restando nella norma, possono presentare elementi di vulnerabilità legati ad esempio ad un contesto ambientale e culturale povero o deprivato e a lievi difficoltà personali che pur non inficiando le normali attività di tutti i giorni, possono determinare un senso di inadeguatezza con conseguenti vissuti emotivi negativi.
La prima parte della seduta, nella fase di discussione e presentazione dell’esperimento, coinvolge maggiormente gli aspetti cognitivi e neuropsicologici:
• L’attenzione condivisa e selettiva è favorita dalle modalità didattiche.
• La presentazione dell’esperimento a partire da osservazioni concrete della realtà segue il naturale sviluppo dell’individuo nell’infanzia.
• E’ utilizzata la tecnica del brainstorming per far emergere dal gruppo idee sulle possibili soluzioni per arrivare ad un obiettivo sperimentale prefissato.
• È utilizzata la tecnica del problem solving per definire i passaggi necessari per portare a termine il compito.
• È sostenuta la pianificazione attraverso la descrizione puntuale dei passaggi da svolgere, dei materiali da utilizzare e delle cautele necessarie per realizzare correttamente l’attività.
L’attività di motricità fine, in cui si realizza l’oggetto o l’esperimento, è sostenuta attraverso:
• La presentazione dell’oggetto finito che permette di lavorare producendo una copia da modello.
• L'esemplificazione dell’attività da parte di un adulto prima di iniziare.
• Il sostegno durante lo svolgimento delle attività; in particolare i bambini sono aiutati nelle parti più complesse per imparare ad utilizzare correttamente materiali e protezioni, ad assumere posture di lavoro corrette e un adeguata regolazione tonica.
Per i bambini più in difficoltà nel portare un proprio progetto grafico in stanza, sono sempre forniti degli esempi da riprodurre, per quelli più fantasiosi invece rimane la possibilità di rifinire i lavori in modo autonomo.
Esempio di attività sull’equilibrio. I bambini lavorano per tagliare i pezzetti di legno e costruire una palizzata che è la casa di un piccolo castoro. Chi riuscirà a togliere ad uno ad uno i pezzetti della palizzata senza far cadere il castoro… avrà vinto!
Concetti: equilibrio, biologia (castoro e palizzata), pianificazione e rappresentazione mentale (se tolgo un pezzo, quale altro pezzo si muoverà?)
Lavoro sugli aggiustamenti posturali del bambino, regolazione tonica, uso del respiro per facilitare l’attività.
In questa specifica attività sono state inoltre state date informazioni sugli utensili da taglio giapponesi che sono stati selezionati e sulle specifiche caratteristiche della tradizione orientale, per favorire un approccio multidisciplinare al lavoro.
Un momento di narrazione e confronto sull’attività che raccoglie i bambini del campo con gli ex allievi che spesso passano a salutare e a dare supporto ai laboratori.
Supporto nelle rifiniture: per i più piccoli c’è sempre un aiuto disponibile, decidendo assieme cosa non ha funzionato e come vogliamo risistemarlo.
Apprendimento per prove ed errori. Lavoro di “Smonting” apriamo oggetti elettronici per comprenderne il funzionamento, il collegamento tra le parti e le possibilità di riuso.
L’osservazione dei risultati e la definizione condivisa delle azioni seguenti necessarie per andare avanti nel lavoro consente anche ai più piccoli di portare avanti in autonomia i propri lavori.
E c’è sempre uno spazio espressivo garantito ai più creativi che sono capaci di immaginare un loro modo personale di decorare gli spazi e i lavori.